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Erano lì per lei.

La città, vista da lì, era un brulicare di persone ed automobili.
Un panorama mozzafiato che Elena non si stancava mai di ammirare.

Ogni volta che sentiva il bisogno di restare sola, quello era il suo rifugio. Solo in quel luogo riusciva, finalmente, ad essere viva! Sentiva scorrere forte il sangue nelle vene e l’adrenalina le faceva aumentare il battito cardiaco; un rumore forte, assordante, secondo solo al gran caos che aveva nella sua mente.

Alle sette del mattino la città aveva dei colori stupendi.
Il sole, ancora pigro, illuminava i palazzi e le strade. Una leggera brezza faceva muovere le chiome degli alberi vicino al porto mentre le barche si lasciavano cullare dolcemente dal mare.

Poco distante dal porto intravedeva la sua vecchia scuola. Un palazzo di due piani con grandi vetrate, la palestra ed il giardino.

Aveva passato lì la sua infanzia, dalla scuola materna alle scuole medie.
Quanti ricordi le tornavano in testa: i primi compagnetti, i primi giochi…
Pensieri non sempre felici per lei che era stata sempre timida, sempre in disparte. Lei, con i suoi occhioni grandi, in un angolo e gli amichetti a giocare felici. Sentiva ancora le loro voci: Casca la terra e tutti giù per terra!

Elena, rifiutata, si chiudeva nel suo mondo protetta dai lunghi capelli neri che si portava davanti al viso.

Con gli anni, tante cose cambiarono ma non la sua timidezza, il suo estraniarsi da tutto e tutti.
Quella strana la chiamavano e lei, dal suo mondo di solitudine, li ammirava con maniacale attenzione quasi a voler scorgere in ognuno di loro un segno di debolezza che li facesse assomigliare a lei…

Spostò lo sguardo a sinistra e scorse casa sua e, poco distante, quella di Giulia il suo unico vero amore.
Uomini ne aveva avuti diversi. A loro non interessava nulla della sua stranezza. Le dolci forme del suo corpo ventenne erano un richiamo troppo forte. Elena questo lo sapeva ma l’idea di poter avere qualcuno accanto la faceva sentire uguale alle altre. Felicità che però, sopiti gli appetiti dei partners, alternava a tremende umiliazioni.

Con Giulia era diverso, con lei era finalmente felice. Aveva trovato una persona che sapeva apprezzarla per quello che era. Furono due anni splendidi!

Un giorno, all’improvviso, Giulia partì. Lasciò solo uno stupido biglietto di scuse, ed un gran vuoto nel cuore di Elena…

Le persone, viste da lì, sembravano tante piccole formiche.
Dalla terrazza di quel palazzo di sei piani Elena, seduta sul cornicione con le gambe a penzoloni, li guardava divertita. Perchè urlavano? Perchè le rivolgevano la parola? In vent’anni nessuno l’aveva mai cercata, voluta, aiutata, desiderata. Perchè tutto questo chiasso, adesso?

Finalmente erano tutti lì per lei!
Trattenne il respiro. In fondo era facile, come ai tempi della scuola materna: Casca la terra e tutti giù per terra!
Chiuse gli occhi…

L’appuntato Laneri, secondo giorno di servizio, stese un telo bianco sul corpo senza vita di Elena.
Mestiere duro quello del carabiniere.

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