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Il sacchetto BIO che si paga

Sacchetto o non sacchetto? Questo è il dilemma…
Il nuovo anno inizia con una nuova sommosa popolare: l’ormai famoso sacchetto biodegradabile che si paga…

Ora… Io te li darei pure due centesimi, ma mi devi dare un sacchetto resistente, non uno che appena metti dentro una mela si apre con uno squarcio che nemmeno con la spada di Goemon…

Aggiungo un’ulteriore centesimo se me lo dai pure aperto. Che noi maschietti non siamo come le femminucce che hanno lo sguardo intimidatorio: un’occhiata e il sacchetto impaurito si apre… No. A noi casalinghi ci vedi li, ad armeggiare col sacchettino sfregando le mani come l’Uomo Erectus nel Paleolitico Inferiore alla ricerca del sacro fuoco.
Assistere alla scena di questi uomini disperati, al reparto frutta, intenti a compiere i più disparati gesti degni del Gioca Jouer, è deprimente!

Quando c’è un problema condiviso dalla collettività è sempre un bel segnale. Vuol dire che le persone sono attente a quel che succede. Bene.

Ma quando, protestando, nel sacchettino mettiamo 500 grammi di limoni, ricordiamoci di conservare altri 500 grammi di indignazione per il fatto che i limoni che compriamo non sono quelli del giardino accanto al nostro, ma argentini o sudafricani…
E se ci rimangono altri 350 grammi di irritazione, ricordiamoci anche del +5% e +6% di rincari del gas e dell’energia elettrica appena comunicati che, per restare in tema ortofrutticolo, paragonerei ad una zucchina e ad una banana.
Ma per questi ultimi, stiamo tranquilli, non abbiamo bisogno del sacchetto: sappiamo già dove ce li metteranno…

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