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Corona virus: Bentornati al Sud

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Ok, adesso sei tornato a casa.
Questa cosa della quarantena ti ha messo ansia.
Per fortuna qualcuno ha (volutamente?) spifferato la chiusura delle zone rosse e così hai fatto in tempo a prendere il primo treno disponibile.
Anche altri terroni come te hanno avuto la stessa idea e ti sei trovato in un vagone affollato in compagnia di colleghi, profughi, intenti a rientrare in Trinacria.
 
Domani ti sveglierai sotto le calde coperte di casa con la mamma che ti porterà il caffè a letto. L’hai scampata per poco… Poche ore (o un governo più competente) e avresti dovuto affrontare l’emergenza da solo, in casa con i tuoi colleghi venuti dalle parti più disparate d’Italia, nella fredda Milano.
 
Invece sei stato furbo e hai colto la palla al balzo. Ottimo.
 
Qualcuno dei tuoi amici ti ha suggerito che forse… si… insomma… dovresti autodenunciarti e mettere te e la tua famiglia in quarantena. Ma tu stai bene! Che cavolo! E poi al sud ci sono pochi casi…
Perché non andare a trovare l’amico che non vedi da tempo, magari per raccontargli che sei stato un gran figo a sfruttare l’attimo e tornare a casa. Gli racconterai della brutta aria che tira al nord; gli parlerai di mascherine, Amuchina, infermieri vestiti come palombari, dell’isteria collettiva.
Sorriderai mentre racconti tutto questo, perché tu SUPERUOMO ne sei uscito in tempo.
 
Ma in fondo tu stai bene. E questo, credimi, mi fa un immenso piacere.
 
Ma hai minimamente pensato che assieme al tuo bagaglio di vestiti da lavare e di incredibili storie da raccontare, hai portato con te qualche piccolo, terrificante, virus?
 
Hai mai pensato che LUI stia usando il tuo corpo per raggiungere altri, come tu hai usato il treno per raggiungere i tuoi cari?
 
Hai pensato, per un attimo, all’instancabile lavoro dei nostri medici che ogni volta che c’è un caso positivo devono ricostruire gli spostamenti del paziente, avvertire gente, fare tamponi… Sai cosa significa se tu sei un veicolo e non lo dichiari?
 
Hai pensato ai nostri EROI che mettono a rischio le loro vite per salvare la mia, la tua e quella di tua nonna che ti ha appena fatto il polpettone con il sugo e che, mai voglia Dio, stai mettendo a rischio con la tua transumanza.
 
Hai pensato, per un istante che, se quello che è successo in Lombardia dovesse succedere in Sicilia, non abbiamo la stessa “capacità” di strutture sanitarie?
 
Non ci hai pensato. Lo so. La paura era tanta e hai fatto prevalere l’isteria alla razionalità.
Certo, siamo umani.
 
Prima di essere un futuro manager, dottore, ingegnere, impara ad essere un vero uomo. Quindi, prendi quel fottuto telefono, ti autodenunci, chiedi scusa ai tuoi familiari e vi mettete in quarantena tutti.
 
Quando questa storia sarà finita, racconterai con imbarazzo della cazzata che hai fatto, ma almeno potrai dire di aver fatto il possibile per limitarne la gravità.
 
Verrà il tempo dei polpettoni col sugo, dell’apericena con gli amici, delle serate in discoteca. Adesso è il momento della responsabilità.
 
Tua, mia, di tutti noi.
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