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Spense la sua sete

Le pale impolverate di quel vecchio ventilatore da soffitto, con il loro lento roteare, alleviavano l’arsura di quella afosa mattina d’agosto. Una piacevole sensazione appannata solo dal fastidioso cigolìo dell’elettrodomestico; un continuo, lieve rumore che sarebbe passato inosservato durante il resto della giornata ma che, alle prime luci del mattino, nel silenzio di quella stanza, aveva lo stesso effetto del ronzio della zanzara che svolazza vicino all’orecchio durante il sonno.

Mirko e Sara erano sdraiati, nudi, sul letto dalle lenzuola increspate.
Avevano passato una splendida notte assieme, come non accadeva da tanto, troppo tempo. Otto anni di matrimonio, una casa ancora da pagare, un cane, un lavoro stressante per entrambi e tante incomprensioni.

Un timido sole, appena sorto, faceva prepotentemente capolino tra le fessure delle persiane e illuminava le pareti della camera da letto ed i corpi nudi dei due coniugi poco distanti tra loro. Mirko, quarantasei anni, capelli brizzolati e un fisico appesantito dall’età e da qualche birra di troppo. Sara, bella come quando si erano conosciuti. Fisico curato e biondi capelli ricci che le accarezzavano le spalle. Stavano lì, immobili, godendosi quella leggera brezza proveniente dall’alto.

Il rumore di un treno che passava poco distante dalla loro casa li svegliò. Sara, con i suoi occhi azzurro mare, guardava suo marito. Mirko ricambiò con un sorriso. <<Sei bellissima come il giorno in cui ti ho conosciuta!>> disse guardando Sara in tutta la sua bellezza. <<Sarai mia per sempre!>> aggiunse. Sara abbozzò una smorfia e si alzò di scatto. <<Vado a bere>> concluse. Prese, d’istinto, la vestaglia che era appoggiata ai piedi del letto ma desistette dall’indossarla. Troppo calda l’aria in quella stanza e troppo fastidiosa la sensazione di calore provata dal contatto dei suoi piedi con la moquette.

<<Sarai mia per sempre!>> ripeteva nella sua mente. Quante volte Mirko le aveva detto quella frase! Quanto era stato premuroso suo marito. Poi gli anni passarono e con essi anche l’interesse che Mirko aveva verso di lei. Sara lo sentiva, lo percepiva chiaramente. Quanti dubbi si insinuarono nella sua mente, quante domande. Aveva quasi la sensazione che suo marito non l’amasse più.

Dubbio che divenne certezza quando sentì il bisogno di seguirlo, il mercoledì, per la consueta partita a calcetto con gli amici. Doveva essere proprio una strana partita quella di Mirko se a giocarla erano lui e l’altra dai capelli bruni in uno squallido hotel di periferia. Sara aveva atteso, nascosta, nella sua auto. Li aveva visti uscire dall’hotel mano nella mano scambiarsi dolcezze.
Sempre la stessa storia, ogni mercoledì, il mercoledì del calcetto con gli amici…

Quanta falsità nella frase <<Sarai mia per sempre!>> continuava a pensare Sara, delusa, in cucina. Afferrò forte il bicchiere di vetro e lo riempì per metà. Non vi versò dentro dell’acqua, ma dell’ottimo whisky. In fondo non voleva certo lenire l’arsura di quella mattina d’agosto, ma un dolore ed una profonda rabbia che nemmeno l’alcol riuscì a placare.

Anche tu <<sarai mio per sempre!>>, sussurrò a denti stretti mentre accarezzava la lunga, fredda lama del coltello da cucina.

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