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Addio a Gianfranco De Laurentiis

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Erano gli anni novanta.
Gli anni della stupefacente Sampdoria di Vialli e Mancini, del giovane Zola che si faceva largo nel Napoli e della deludente Juventus di Maifredi che aveva appena strappato un certo Baggio alla Fiorentina e che poteva contare, in attacco, sulla coppia Casiraghi e Schillaci con il palermitano che avrebbe reso magiche le nostre notti d’estate.

Era un calcio differente. Un calcio che si apprestava a cambiare.

Era uno sport che veniva vissuto tra i gradoni dello stadio, ad un’orario che era uguale per tutti salvo rare eccezioni.

Chi non poteva seguire la propria squadra del cuore aspettava con trepidazione le ore 18 per sintonizzarsi su Rai2 e seguire Domenica Sprint.
L’indimenticabile colonna sonora della sigla, il sommario della giornata di un’acerba Antonella Clerici e poi lui, Gianfranco De Laurentiis con la sua postura, la sua voce pacata, il suo sorriso e la sua professionalità.
La sua voce era un’appendice garbata di un mondo, quello pallonaro, che teneva incollati alla Tv milioni di italiani.

Mi mancherà la sua voce: <<Vi do, ora, lettura del montepremi della schedina. Ai 13 vanno…>>

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